lentini small CHORALE BEATO DOMENICO LENTINI LAURIA
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Ricco della carità pastorale che porta il presbitero a donarsi a Cristo

ANTONIO CANTISANI - Arcivescovo di Catanzaro Squillace

Era stato Pio XI a definire il Venerabile Domenico Lentini (1770-1828) sacerdos sine adjunctis, quando il 25 gennaio 1935 ne proclamò l'eroicità delle virtù. «Prete-prete», si potrebbe dire in altre parole. Daremmo però un senso riduttivo all'espressione pensando solo ad un prete «tutto di un pezzo». Proprio perché pienamente fedele alla sua vocazione e alla sua missione il Ven. Lentini fu un «prete-pastore». Non fu nemmeno parroco ma fu pastore solo perché prete.
Secondo la testimonianza di chi lo conosceva bene, il Servo di Dio fu «tutto per tutti», ricco davvero di quella carità pastorale che porta il sacerdote a donarsi totalmente alla Chiesa come Gesù Cristo. Aveva una sola preoccupazione: che tutti tornassero a Dio con una pronta, sincera e radicale conversione. Andando col pensiero e col cuore all'annuncio festoso dell'Exultet della veglia pasquale, egli così conclude la predica su «La Divina Misericordia»: «Se mai vi fosse alcuno che stia duro a ricorrere alla Misericordia di Dio, che lo chiama, l'accoglie e lo arricchisce di beni infiniti, voglio andarlo a pregare colle ginocchia per terra, che non voglia privarlo di un attributo a lui necessario!».
Tre furono i «poli» principali del ministero pastorale del Lentini: la Parola, la Penitenza, l'Eucaristia. Non poteva essere diversamente: il sacerdote è ministro di quella salvezza che ha il suo momento decisivo nella Penitenza e trova la sua pienezza nell'Eucaristia ma incominciando dalla Parola. Il Ven. Lentini ha tanto da dire soprattutto ai presbiteri di oggi appunto sul servizio della Parola. Lo considerò davvero il primo servizio di un pastore e se ne sentì debitore verso tutti. Abbiamo solo 39 prediche e non tutte complete, di cui lo scorso anno a distanza di un secolo sono stati trovati gli originali. Certo, il Servo di Dio fu un grande predicatore, e più che a S. Alfonso M. de' Liguori, il cui influsso non era ancora molto sentito nel suo ambiente, si ispirò alla grande predicazione francescana a carattere penitenziale. Ne aveva peraltro assorbito lo spirito frequentando il convento dei cappuccini del suo paese.
Il Lentini si diede al servizio della Parola appena ordinato presbitero, predicando tridui, novene e panegirici. Ma era ancora molto giovane quando incominciò a predicare per la Quaresima. Tenne il quaresimale in molti paesi della sua diocesi di Policastro da vero missionario fino all'anno precedente la sua morte. Ma predicò per le «missioni» anche in altri tempi dell'anno soprattutto per invito del suo Vescovo. Ad unanime giudizio quando predicava sembrava un apostolo. La gente lasciava il lavoro per andare ad ascoltarlo. Le chiese erano affollatissime. Anche i frutti di conversione erano copiosi come dimostra il fatto che il Venerabile dopo le prediche confessava giornate intere. La predicazione del Lentini era chiara, soprattutto perché preparata nella preghiera, nello studio, nella penitenza. Era coraggiosa, perché il Servo di Dio non usava mezze misure quando si trattava di difendere la fede, di denunciare i vizi, di chiamare alla conversione. Terribili, sul piano sociale, le invettive contro gli usurai. Si può parlare anche di una certa durezza del Lentini, come appare dalla predica su «La volontà di salvarsi», in cui sostiene che sono molti i cristiani che si dannano. Eppure la predicazione del Venerabile va considerata evangelizzante: egli, in fondo, ha predicato la «buona notizia» dell'amore di Dio, esaltandone anche la tenerezza. Il Servo di Dio è stato il «cantore della Misericordia», come può già dedursi dalle parole che leggiamo nella predica su questo tema: «Animo, peccatori: coraggio peccatrici; quest'accoglienza farà di te l'amoroso tuo Dio. Vieni, e di che dubiti? Vieni, ché sta colle braccia aperte per abbracciarti. Vieni, ché sta colle labbra chiuse per non rimproverare la tua mala vita. Vieni, ché sta col capo inchinato per baciarti. Dove troverai un cuore più bello del cuore di Dio? Dove bontà, che alla sua si possa paragonare? Ancor non ti muovi? Vieni, vieni ché sta col cuore aperto per nasconderti. Eh vieni dunque, vieni! Chi ti trattiene? Che cosa ti sgomenta? Egli da molto tempo ti aspetta su questa croce, più addolorato per la tua lontananza, che pei suoi strazi».
Il Lentini non fu solo un predicatore. Sentendosi inviato a tutti profittava di ogni occasione per annunziare la parola di salvezza. C'era chi diceva che egli portava degnamente il nome di Domenico: come il santo di Guzman quando non parlava con Dio parlava di Dio. Si faceva presente particolarmente nella vita delle famiglie. Un testimone afferma che «correva in qualunque tempo togliendo inimicizie e discordie». Non c'è bisogno di chiedersi quale sia stato per il Lentini il segreto di una parola così efficace: la sua carità pastorale era fondata sul radicalismo evangelico. Gesù Cristo era la sua unica ricchezza e così ne innamorò gli altri con la sua vita.